sabato 28 marzo 2009

I Circoli della Libertà nel PdL

Ieri sera Silvio Berlusconi ha riconosciuto pubblicamente come i Circoli della Libertà abbiano contribuito alla nascita - insieme a tutte le altre - del PdL. Ha voluto accanto a sé sul palco la nostra presidente Michela Vittoria Brambilla che gli ha consegnato idealmente il vessillo e tutto il nostro impegno profuso negli ultimi anni.
Sono personalmente contento di questo atto perché testimonia il contributo leale di tutti coloro che hanno sostenuto il progetto in Italia e in Toscana in particolare. A riprova di ciò pubblico come ulteriore prova del lavoro che svolgemmo in un serrato dibattito io con Marco Ungarelli di Arezzo il testo del documento politico per i Circoli della Libertà e che fu accuratamente dibattuto nel Comitato esecutivo regionale presieduto da Fabrizio Pratesi (l'organigramma complessivo su http://circolodellaliberta.leonardo.it/ ) .
Si tratta di un omaggio ad un lavoro di staff che trova il suo naturale esito nel PdL !!!


Circoli della Libertà della Toscana
PREMESSA
Noi, Circoli della Libertà della Toscana, fondiamo la nostra azione politica sui principi di
Stato condiviso, partecipato e organizzato secondo un metodo che riconosca i meriti e i
bisogni degli individui.
Sosteniamo la libera realizzazione dell'individuo all'interno di uno Stato costituito e
condiviso, secondo l'ordinamento repubblicano.
Lo Stato costituito e condiviso esprime, perciò, valori pregnanti e persone meritevoli,
perché soddisfatte primieramente nei loro bisogni e sostenute attraverso un puntuale
riconoscimento dei meriti conseguiti nelle attività svolte e nelle funzioni ricoperte.
Obiettivo fondante dell'azione dei Circoli della Libertà della Toscana è riscoprire le volontà
partecipative di tutti i cittadini, nessuno escluso, con le loro peculiarità e con le loro
esigenze.
Sosteniamo pertanto lo sviluppo di un contesto meritocentrico, dove ogni più piccola 'parte'
riscopra il proprio valore e sia riconosciuta dalla comunità dei cittadini.
Il contesto meritocentrico costituisce il collante socioeconomico della nostra idea di Stato,
non escludendo alcuna parte di esso.
La nostra anima critica ci ispira a non sottovalutare alcuno, inteso come risorsa, e a
riconoscere i valori che rafforzino la crescita e la presenza di uno Stato liberale forte delle
proprie risorse prodotte e capace, pertanto, di tutelare i bisogni dei propri cittadini.
Il contesto meritocentrico sarà il principio di riferimento e il motore di sviluppo dei Circoli
della Libertà e dei loro delegati per intervenire mediante l'ausilio di concretezza – nel
senso del realizzare e del mantenere le promesse fatte e
tempestività – nel senso delle
soluzioni giuste al momento giusto.
Noi, Circoli della Libertà della Toscana, intendiamo diventare l'anima critica del Popolo
della Libertà e più in generale delle forze del centrodestra italiano. Per fare questo ci
impegnamo a garantire e tutelare la libera partecipazione dei cittadini allo sviluppo di uno
stato liberale e democratico in un contesto socioeconomico di crescita e promozione dei
meriti e di tutela dei bisogni.
Per tutto quanto sopra esposto i Circoli della Libertà della Toscana intendono diventare
affidabili centri di ascolto e referenti delle comunità locali così come del complesso dello
Stato costituito, individuando fin da ora come strumenti il Manifesto, la Dichiarazione di
Intenti e il Documento delle Priorità Attuative.

Manifesto dei Valori
dei Circoli della Libertà della Toscana

I Circoli della Libertà della Toscana intendono dare il proprio contributo all'attuazione della
Rivoluzione Liberale, ripetutamente evocata dal Presidente Silvio Berlusconi e da Michela Vittoria
Brambilla. Il Manifesto dei Valori dei Circoli della Libertà descrive in modo chiaro e sintetico i valori
fondamentali ai quali si ispirerà l'azione politica degli stessi.
Perseguiremo e rivendicheremo quanto segue:
1. La Libertà individuale del cittadino è il pilastro fondante di ogni società. Libertà individuale
significa, anzitutto, totale libertà di scelta nel godimento e nella destinazione del frutto del proprio
lavoro. La nostra libertà di scelta viene gravemente limitata non solo dall’assurdo livello di
tassazione, che oggi sfiora il 50%, e dalla pessima amministrazione della giustizia, ma anche da
tutte le scelte che lo Stato fa in nostra vece, senza considerare gli effettivi bisogni del cittadino, nel
campo dell’istruzione (sia scolastica che universitaria), nella sanità, nelle telecomunicazioni, nella
ricerca, nel finanziamento a miriadi di attività e istituzioni non utili alla comunità, nel mantenimento
di una enorme, potente, asfissiante, dannosissima burocrazia autoreferenziale, antimeritocratica e
super protetta (il più delle volte dai sindacati). Se si vuole tentare di aumentare il nostro troppo
basso livello di competitività internazionale, tutto questo va cancellato per sempre. Occorre avere il
coraggio di dirlo e di farlo, come altri leaders europei nel recente passato, che hanno risollevato le
sorti del loro paese.
2. Se la libertà individuale dei cittadini è il valore assoluto, ne deriva automaticamente che il frutto del
loro lavoro è sacro e la proprietà di qualsiasi cosa che da esso deriva è altrettanto sacra. Compito
fondamentale dello Stato è dunque proteggere con ogni mezzo possibile la proprietà privata dei
cittadini, cosa che oggi non avviene sempre. La sicurezza fisica e la sicurezza della proprietà
diviene una priorità assoluta. Lo Stato in Italia pone regole e innumerevoli limiti quasi a tutto. Ma
se la libertà e il frutto del lavoro sono un valore fondante, il limite più importante, che va stabilito
per legge, è quello del massimo prelievo fiscale consentito, sotto tutte le possibili forme e
denominazioni. Diventa allora prioritario introdurre una legge che determini tale limite massimo
all'imposizione fiscale.
3. Se la valorizzazione dell’individuo e la sua intoccabile libertà rappresentano il pilastro portante del
paese, ne consegue che la qualità della formazione culturale diventa una priorità assoluta con la
contestuale introduzione di un sistema meritocratico e meritocentrico in tutte le istituzioni ed attività
educative e formative (sia per i docenti che per gli studenti).
4. Lo Stato deve tornare ad essere solo ed esclusivamente arbitro e non più giocatore solitario.
Hanno perso di significato per
le mutate condizioni storiche ed economiche funzioni
espresse
da ministeri come quello dell’industria, della pubblica istruzione, dei beni e attività culturali
possono riuscire se esprimono azione di supporto, coordinamento e valorizzazione delle politiche
espresse a livello regionale.
5. L'educazione è obiettivo fondamentale per il futuro dell'Italia. Tra i paesi industrializzati siamo al
30° posto per qualità dell'istruzione. Di conseguenza siamo scivolati al 50° posto nella scala della
competitività mondiale, il che significa che l'Italia è destinata ad un continuo e inesorabile declino.
Bisogna dare la possibilità a chiunque di scegliere fra un sistema scolastico pubblico o privato, ma
che poggi su seri metodi di selezione e valorizzazione delle competenze e delle attitudini.
L’eccellenza delle risorse umane è il più importante fattore competitivo in un mondo sempre più
globalizzato.
6. In un paese liberale “il diritto” (al lavoro, alla casa, etc) non è la garanzia del soddisfacimento di un
desiderio da parte dello Stato, bensì l'autonoma libertà di ogni singolo individuo di impegnarsi per
conquistarlo. Ad esempio diritto al lavoro non è garanzia di lavoro per tutti da parte dello Stato, ma
creazione delle condizioni necessarie (meno tasse, meno burocrazia, meno enti locali, meno costi,
meno sprechi, più meritocrazia) perché ciascuno si possa impegnare in piena libertà nel
soddisfacimento dei propri obiettivi.
7. La Costituzione è il frutto di una situazione storica non più corrispondente alle esigenze attuali e
pertanto necessita di essere aggiornata e adattata ai cambiamenti intercorsi, sia nella prima, che
nella seconda parte.
8. Risulta inderogabile un forte snellimento nell’approvazione delle leggi, delegando tale
responsabilità alla sola Camera dei Deputati e lasciando invece al Senato piena competenza sulle
regioni.
9. Deve poi essere consentito al primo ministro di governare davvero, sia aumentando le sue
responsabilità (nomina e revoca dei ministri, potere di scioglimento delle camere), che attraverso
una maggiore stabilità governativa derivante da una efficace revisione della legge elettorale che ad
esempio preveda una elevata soglia di sbarramento, unitamente ad un forte premio di
maggioranza assegnato al singolo partito e non a qualsivoglia forma di coalizione.
10.Occorre dimezzare il numero dei parlamentari e abolire quasi tutti i loro anacronistici privilegi. Nello
stesso modo bisogna operare per i Consigli e le Giunte regionali. E’ necessario provvedere a un
drastico snellimento della struttura burocratica dello Stato attraverso l’eliminazione delle province e
la privatizzazione di attività finora pubblica di produzione o di servizi.
11. E’ indispensabile riformare l’ordinamento giudiziario partendo da una totale separazione delle
carriere dei giudici e dei pubblici ministeri e vietando ai magistrati l’appartenenza a qualsivoglia
partito politico. La loro carriera e retribuzione deve essere basata non più sulla età, ma su chiari
criteri meritocratici. L’azione penale, anche se obbligatoria, deve essere soggetta a chiare priorità
che vanno decise dal parlamento sovrano. La composizione della Corte Costituzionale e del CSM
va rivista con l’obiettivo di evitare una eccessiva politicizzazione di tali organi. Vanno parimenti
rivisti i poteri del CSM in relazione ad altre istituzioni dello stato.
A coronamento di quanto sopra riteniamo del tutto evidente la necessità di riformulare l'art.
1 della Costituzione come segue :
“L’Italia è una Repubblica fondata sulla valorizzazione della libertà degli individui e della
loro creatività, sulla difesa della proprietà privata, sulla sicurezza di tutti i cittadini, sul pieno
riconoscimento del merito, sul giusto ed equo perseguimento della felicità, sulla solidarietà
volontaria, sull’uguaglianza di opportunità per tutti”


Dichiarazione di Intenti dei “Circoli della Libertà”

I Circoli della Libertà ritengono che la Repubblica Italiana si basi su fondamenta profonde
quali le tradizioni, la dignità nazionale, i principi liberali e riformatori, le radici cristiane e il
valore dello Stato.
Ritengono quindi opportuno affiancare il Manifesto dei Valori dei Circoli della Libertà con
una dichiarazione di intenti che ne rafforzi spirito e contenuti.
1. Il primato del popolo.
Nell’ambito di un’economia globale tutto è mobile: il capitale, le fabbriche e persino le
industrie. La sola risorsa realmente radicata in una nazione e la sua fondamentale forma
di ricchezza è il popolo. Il solo modo perché l’Italia possa tornare competitiva (e possa
quindi generare benessere diffuso) è di dotarsi di forza lavoro più istruita e addestrata, che
possa avvalersi di reti di trasporto e di comunicazioni senza pari. Occorre dunque
diffondere la consapevolezza che è di vitale importanza conseguire l’eccellenza delle
risorse umane nell’attuale contesto competitivo. Bisogna puntare ad una formazione
scolastica ed universitaria che si basi sempre più sulla qualità dell’insegnamento, su
irrinunciabili principi di meritocrazia.
2. Il primato delle libertà.
Intendiamo difendere con la forza della ragione e il coraggio della testimonianza la cultura
e il valore delle libertà individuali e della proprietà privata, attualmente fortemente
compromesse dall’elevatissimo livello di tassazione, dall’oppressiva e paralizzante
burocrazia statale e sindacale, dalla continua e talora arbitraria violazione della nostra
privacy, dall’invadenza diffusa dello Stato, dalla totale incertezza del rispetto dei nostri
diritti e della nostra sicurezza a causa di un gigantesco complesso di leggi e norme,
spesso incomprensibili ai più o contraddittorie e quindi inevitabilmente interpretate in modo
difforme talvolta
in funzione dell’ideologia politica con
il conseguente crollo della
certezza della legge.
3. Il perseguimento della prosperità diffusa.
La prosperità dipende da un ordine economico internazionale orientato verso la crescita,
un ordine che salvaguarda razionalmente l’ambiente e che riconosce nel settore privato il
motore dell’espansione, sia nelle economie dei paesi industrializzati che in quelli in via di
sviluppo. Il coinvolgimento del settore privato da una parte all’altra delle frontiere consente
di fondare una fratellanza economica, evitando di alimentare assistenzialismo coatto e
corruzione profonda, come è sinora prevalentemente avvenuto.
4. Stato, politica e popolo.
Non deve esistere un primato della politica sull’economia, né dell’economia sulla politica.
Lo Stato deve essere arbitro e porsi esclusivamente al servizio dei cittadini, provvedendo a
tale compito con la massima efficienza, razionalizzazione e sobrietà possibile, onde non
sottrarre forzosamente ai cittadini l’attuale inaccettabile quota della ricchezza da essi
generata. Aspiriamo ad un sistema legislativo semplice e comprensibile a tutti, costituito
da una cornice di poche leggi chiare ed inequivocabili, di cui lo Stato si rende arbitro e
rigoroso garante e nell’ambito delle quali operano liberamente cittadini e imprese.
5. Sicurezza e libertà.
Non esiste vera libertà senza un diffuso senso di sicurezza per sé e per la propria famiglia.
I cittadini non tollerano l’attuale tasso di criminalità impunita, di abuso, di distruzione della
proprietà, di impossibilità di circolazione nei centri abitati in certe ore, sia per il rischio
fisico che per il vergognoso degrado. Poche leggi chiare e inequivocabili possono essere
applicate con grande rigore e fermezza. La certezza della pena deve tornare a essere un
pilastro della libertà e della democrazia.
Conclusioni
I valori e gli intenti sopra indicati hanno un carattere universale e appartengono sia alle
nostre radici cristiane, che alla cultura liberale laica, anch’essa antichissima, come ben
indicano le seguenti citazioni di 'grandi personaggi':
1. “Quando un’azienda produce profitto, ciò significa che i fattori produttivi sono stati
adeguatamente impiegati e i corrispettivi bisogni umani debitamente soddisfatti.”
“Un’altra forma di proprietà esiste, in particolare nel nostro tempo e riveste un’importanza
non inferiore a quella della terra: è la proprietà della conoscenza, della tecnica e del
sapere. Su questo tipo di proprietà si fonda la ricchezza delle nazioni industrializzate,
molto più che su quella delle risorse naturali”. Giovanni Paolo II, dall'Enciclica
Centesimus Annus
2. “La comunanza dei beni proposta dal socialismo (reale) va assolutamente respinta
perché nuoce a quegli stessi che si vogliono aiutare, offende i diritti naturali di ciascuno,
altera le funzioni dello Stato e turba la pace comune”. Leone XIII, dall'Enciclica Rerum
Novarum.
3. “La perdita della libertà economica, verso la quale si corre a gran passo in Italia, seguirà
la perdita della libertà politica, anche se resteranno forme elettive di un parlamento
apparente che, giorno per giorno, seguirà la sua abdicazione di fronte alla burocrazia, ai
sindacati e agli enti economici, che formeranno la struttura del nuovo Stato”.
“Smobilitiamo, appena ci sia la possibilità, tutti gli enti che potranno essere passati
all’economia privata, ovvero resi perfettamente autonomi”.
“La democrazia vera non è statalista”. Don Sturzo, citazioni.
4.“Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio”. Pericle
5.“Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”. Edmund Burke
6.“Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori ma per
l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. Albert Einstein
7.“Nei regimi dittatoriali il dispotismo colpisce il corpo. Nelle democrazie inanimate e inerti
il dispotismo colpisce l’anima”. Alexis de Tocqueville.
8.”L’essenza di qualsiasi schiavitù è prendere il prodotto del lavoro di qualcun altro con la
forza”. Leone Tolstoi.
9.”Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”. Johann W. Goethe.
10. “Le costituzioni vengono costituite per impedire ai governanti di diventare tiranni”.
James Madison.
11.”La libertà porta con sé i semi della propria distruzione. (Se) la libertà produce imposte
eccessive, il risultato delle imposte eccessive è la schiavitù”. Montesquieu.
12. “Se sostituiamo la schiavitù personale con la schiavitù fiscale si pone lo stesso
problema: possiamo sopravvivere come popolo libero se siamo metà liberi e metà schiavi
del fisco? ”. Abramo Lincoln.
13. “Il governo migliore è quello che governa meno”. Thomas Paine.
14. Nel 1648 Colbert ministro delle finanze di Luigi XIV, chiese a un gruppo di uomini
d’affari cosa potesse fare il governo per loro. Risposero “Laisseznous
faire”. Frase che è
divenuta la pietra miliare del liberalismo.
15. “La meritocrazia delle idee è sempre stata il cuore pulsante della teoria democratica”.
Al Gore
16. “La mediocrità non significa intelligenza media, significa intelligenza media che si
oppone e invidia chi è migliore”. Ayn Rand
Se quindi desideriamo che la nostra civiltà sopravviva e la nostra libertà sia salva
occorre dunque, non rinunciare all’azione (Burke), battersi con coraggio (Pericle)
per diffondere i nostri valori, altrimenti ci trasformeremo in una democrazia inerte e,
gradualmente, ci porteranno via l’anima (Tocqueville).

Priorità attuative dei Circoli della Libertà della Toscana
Al Manifesto dei Valori e alla Dichiarazione di Intenti dei Circoli della Libertà si
accompagna un documento che delinea le priorità necessarie per attuare con grande
incisività quanto indicato nel manifesto stesso. Tali priorità costituiscono la base
programmatica dei Circoli della Libertà della Toscana che sintetizza e indica il percorso
prioritario per l’attuazione dei nostri valori. Le aree critiche e prioritarie sono: Sicurezza –
Tasse – Competitività – Meritocrazia – Giustizia – Sistema e Struttura
politico/istituzionale.
1. Sicurezza. Nei paesi anglosassoni non esistono le prefetture. I cosiddetti “sindaci
sceriffi” hanno alle loro dipendenze la polizia locale. Se un edificio occupato abusivamente
deve essere sgomberato, non c’è bisogno di attuare una lunga ed estenuante trafila
(chiamare il prefetto che
lì non esiste,
che a sua volta interpella il ministro dell’interno, il
quale indice una riunione governativa, ove si “concerta”; per non considerare il reiterato
intervento della magistratura che, in barba al principio della proprietà privata, decreta che
lo sgombero è anticostituzionale). E se si chiede ragione dello scempio, tutti puntano il dito
verso qualcun altro, in quanto il nostro ordinamento non prevede quello che nelle aziende
si chiama principio di responsabilità, efficacemente definito dall’espressione inglese : “no
authority without responsibility”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti (i rifiuti di Napoli in
primis) ...E' nostro proposito lottare per dare più potere ai sindaci, assegnando loro il
controllo della polizia locale e rendendoli così pienamente responsabili della sicurezza
delle comunità da loro amministrate. Togliere inoltre tutti i compiti amministrativi e
burocratici a polizia e prefetture, consentendo loro di dedicarsi con maggiore efficacia alla
sicurezza dei cittadini ed alla tutela dei loro diritti, talora con il supporto dell'esercito per le
situazioni più delicate. Inoltre dovremo applicarci ad esonerare i sindaci dalla
partecipazione a innumerevoli consigli di amministrazione e di gestione di enti e aziende
municipalizzate, destinate ad una più proficua privatizzazione. In questo modo avremo dei
'primi cittadini' che si occupano al 100% della funzione per la quale sono stati eletti. La
razionalizzazione delle funzioni amministrative e burocratiche può essere compiuta,
ridistribuendo tali funzioni a Comuni, Camere di Commercio e simili e attraverso una
opportuna riassegnazione dei dipendenti in eccesso nei vari enti locali e pubblici in
genere. Questo sarebbe un esempio perfetto della “Devolution” (la responsabilità attuativa
assegnata al livello più vicino possibile al cittadino), applicata ad un valore fondamentale
come la sicurezza. Naturalmente occorre anche provvedere a una rapida revisione di
quegli articoli del Codice Penale che attualmente consentono ai giudicipotere
discrezionale e interpretativo delle leggi in oggetto talora con effetti devastanti, in base al
quale un criminale per lo stesso identico reato viene condannato a vari anni
di detenzione in un certo comune e messo in libertà in un altro: la legge deve tornare ad
essere uguale per tutti.
2. Tasse e Costi. I motivi ideologici e scientifici per cui un elevato livello di tassazione
rappresenta un attentato alla nostra libertà individuale, alla nostra libertà di scelta in senso
lato e quindi alla democrazia, sono chiarissimi per chiunque abbia un minimo di cultura
liberale. Un eccessivo livello di tassazione imposto arbitrariamente viene giustamente
percepito come un violento attacco alla democrazia, al frutto del proprio lavoro e alla libertà
di scelta. Chi ha affermato che “le tasse sono belle” si comportava inconsciamente da
tiranno, portandoci verso una vera e propria schiavitù fiscale. Suggeriamo dunque una
soluzione semplicissima che toglierebbe finanziamenti, sovvenzioni e sussidi ad una
marea di burocrati parassiti: introduciamo una semplicissima modifica alla nostra
Costituzione, secondo la quale si faccia esplicito divieto per governo, parlamento, regioni,
comuni di superare un tetto massimo cumulativo di tassazione diretta e indiretta, accise,
imposte, tributi, prelievi, superiori ad una data percentuale (per esempio il 30%). Le nostre
leggi (pare siano circa 150.000, un numero da record !) pongono dei limiti a tutto. Non è
chiaro il perché non possano essere imposte delle soglie massime al vergognoso arbitrio
dell'imposizione fiscale, purtroppo per ora legittimo da parte dello Stato. Ma porre un limite
costituzionale al massimo livello di tassazione possibile non è sufficiente. Sarebbe
piuttosto opportuno porre rimedio al più grosso conflitto di interessi della storia delle
democrazie, quello di assegnare alla stessa istituzione, il parlamento, sia il potere di
spesa, che quello di tassazione. La Svizzera ha brillantemente superato questo conflitto
separando il potere di spesa (parlamento), da quello di tassazione, che è di assoluta
competenza diretta del popolo sovrano (e non suddito...). Infatti qualsiasi aumento del
livello di tassazione, deve essere approvato dal popolo tramite referendum. Ecco la più
bella riforma costituzionale che potremmo auspicare. Per ridurre sostanzialmente le tasse
occorre altrettanto sostanzialmente ridurre i costi dello Stato, che vergognosamente
assorbe oltre il 50% del PIL (Prodotto Interno Lordo), producendo alcune riforme:
a. Eliminiamo il cosiddetto Turn Over in tutte le strutture e uffici dello Stato. Si dice che
esiste circa un milione di impiegati statali di troppo. Non licenziamo nessuno, ma aboliamo
il turn over e attiviamo un intenso programma di trasferimenti, b. Semplifichiamo la struttura
istituzionale dello Stato. Riduciamo il numero di ministeri (alcuni sono assolutamente inutili
e dispendiosi), aboliamo le province, riduciamo drasticamente le circoscrizioni, dimezziamo
il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, diamo un taglio netto alla marea di
consulenze inutili, ai consigli di amministrazione delle municipalizzate (la maggioranza
delle quali andrebbe privatizzata), alle commissioni. Lo sperpero è sotto gli occhi di tutti e
viene denunciato in numerose pubblicazioni, divenute dei veri e propri bestseller.
Riduciamo il numero di ministri e sottosegretari, nonché certi privilegi di cui godono i
parlamentari, in questo caso senza dover modificare la costituzione. Affidiamo allo Stato il
solo ruolo di stabilire le regole e di farle rispettare: arbitro e non giocatore
quindi. Così facendo, sarà possibile abolire totalmente altri balzelli fiscali come l’IRAP e
abbattere parte dell’Irpef.
3. Competitività. Per difendere e aumentare le quote di mercato dei nostri prodotti nel
mondo (quindi per aumentare il tasso di occupazione e il potere di acquisto dei lavoratori)
in un sistema economico planetario sempre più strettamente interconnesso, bisogna
migliorare la competitività del nostro paese.
Se gestissimo un’azienda dovremmo sicuramente ridurre i costi, migliorare qualità e
produttività degli impianti (nel nostro caso tornare ad investire nelle infrastrutture),
migliorare la qualità ed aumentare la flessibilità delle risorse umane, adottare estesi criteri
di meritocrazia. Per quanto riguarda la flessibilità c’è una ineludibile priorità: diminuire in
modo sostanziale l’immobilismo, la rigidità, il devastante conservatorismo delle
organizzazioni sindacali. Occorre avere il coraggio non solo di dirlo, ma anche di farlo. E’
inoltre necessario porre sotto stretto controllo gli ingentissimi finanziamenti, che ricevono
da parte di Patronati, CAF e Stato (in quota parte delle nostre tasse) stabilendo la
pubblicazione di bilanci assolutamente chiari, trasparenti e certificati.
Va data piena attuazione a quanto previsto negli articoli 39 e 40 della costituzione. Va
meglio regolamentato secondo l'interesse dei cittadini il diritto di sciopero per vitali servizi
pubblici (per es. sicurezza, sanità, trasporti, magistratura), è necessario modificare l’art. 18
dello Statuto dei Lavoratori, incentivare il lavoro straordinario attraverso la sua completa
detassazione, abolire una volta per tutte l’inutile ed obsoleto rituale dei Contratti Nazionali
e modularli per aree con caratteristiche e necessità totalmente differenti.
4. Meritocrazia e qualità delle risorse umane. Questa è, a lungo termine, la priorità di
cui il paese ha più bisogno. Occorre reintrodurre urgentemente diffusi criteri meritocratici
(premiando adeguatamente i più bravi) ovunque e comunque. Negli uffici statali, nella
scuola e nelle università (sia per i docenti che per gli studenti), nella sanità e soprattutto
nella politica, che in pura teoria dovrebbe rappresentare il modello da seguire. A puro titolo
di esempio, se abolissimo la legalità del titolo di studio e il Ministero della Pubblica
Istruzione (sostituendolo con una snella ed efficace authority), lasciando a presidi e rettori
l’assoluta facoltà di scegliersi e selezionare i propri docenti con l'applicazione di rigide
regole meritocratiche, compiremmo un grosso salto qualitativo nella formazione: basta
seguire quanto già avviene in altri paesi. Senza l'eccellenza delle risorse umane non si è
competitivi.
5. Giustizia. Un buon esercizio della giustizia significa essenzialmente:
a. Giudici politicamente imparziali. Va dunque fatto divieto ai giudici di essere iscritti a
qualsivoglia partito politico o nel caso intendano dedicarsi alla politica, abbandonino la
magistratura. Occorre inoltre che il Pubblico Ministero e la Difesa dell’imputato vengano
posti esattamente sullo stesso piano di fronte al giudice terzo. Di qui diventa necessaria la
separazione delle carriere con eventuale cambiamento della Costituzione.
b. Tempi rapidi per ottenere giustizia. Per abbreviare i tempi della giustizia va avviata una
radicale semplificazione e computerizzazione dei meccanismi amministrativi della giustizia,
va eliminato un livello di giudizio, razionalizzate le procedure e le funzioni di indagine,
ridotto drasticamente il numero delle leggi.
c. Certezza ed equità della pena. Non è accettabile che le norme del codice civile e
penale siano passibili di un tasso interpretativo così alto, da consentire sentenze
totalmente diverse per le stesse fattispecie di reato da parte di giudici diversi.
d. Introdurre dettagliati criteri meritocratici per le carriere e i compensi dei giudici. Un
giudice non può e non deve far carriera grazie soltanto ai dati anagrafici. Se questo
avvenisse in un’azienda, essa fallirebbe molto rapidamente. Non è un caso che la giustizia
italiana si trovi in condizioni fallimentari.
e.Unitamente a rigidi principi meritocratici, occorre introdurre precise metodologie di
sanzione per evidenti casi di grossolani errori, di palese inefficienza o inadeguatezza
professionale. Una buona giustizia avrà un impatto positivo sia sulla sicurezza dei cittadini,
che sulla competitività del sistema paese. Del resto uno dei motivi (certamente non l’unico)
per i quali gli investimenti stranieri in Italia sono crollati (siamo il fanalino di coda
dell’Europa per quanto riguarda il tasso di investimenti stranieri) è proprio l’inaffidabilità del
nostro sistema giudiziario e la sua infinita lentezza, quando oggi invece sono indispensabili
rapidità e certezza.
6. Sistema e Struttura Politico/Istituzionale. Le priorità appena elencate saranno vane
in assenza di una struttura politica che consenta rapide decisioni. Con l’attuale sistema in
cui le segreterie di partito determinano quasi matematicamente la composizione del
parlamento, dei consigli regionali e comunali, del numero di ministri e sottosegretari, del
numero di assessori regionali e comunali, della elefantiaca composizione dei consigli di
amministrazione delle società controllate, ogni tentativo di innovazione nella politica
rimarrà lettera morta. E così aumenteranno le relative clientele in nome del welfare state, o
Stato assistenziale. Il vero obiettivo della Stato assistenziale non è il benessere dei meno
abbienti, ma il loro controllo da parte dei 'parrucconi della politica'. La cosiddetta
redistribuzione della ricchezza, più che trasferimento di reddito dai più ricchi ai più poveri,
è invece una redistribuzione di potere dall’individuo allo Stato. Va perseguita una riforma
elettorale che porti a un bipartitismo netto, con un sistema elettorale che si basi su una
robusta soglia di sbarramento, unitamente a un forte premio di maggioranza per il partito
che prende più voti e con una netta indicazione da parte dei cittadini di chi li deve
rappresentare. Il tutto completato da un premier che detenga i poteri indispensabili per
governare, la nomina e la revoca dei ministri, la possibilità di sciogliere le camere e di
indire nuove elezioni.
Conclusione
Perché non credere che sia arrivato il tempo delle scelte vere ed efficaci? Oggi abbiamo la
possibilità di soddisfare l'immensa sete di sicurezza, libertà, giustizia e maggior benessere.
I Circoli della Libertà della Toscana si impegnano pertanto in maniera continuativa e
convinta a perseguire tali priorità e a diffonderne i contenuti presso i cittadini tutti e i
rappresentanti istituzionali degli stessi, favorendo ed incentivando la discussione e lo
scambio delle idee.
Toscana, febbraio 2008 (reso pubblico a luglio 2008)

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