Riporto integralmente una lettera pevenutami nelle scorse ore.
Caro presidente,
gli eventi nazionali e romani hanno indicato che ormai nessuno può pensare di galleggiare sui fasti (?) del passato, sia esso remoto che recente. L'elettore, la persona in genere, non ha più la carica ideologica che fino a poco tempo fa "costringeva" (spingeva) a votare lo stesso partito, "nonostante che...". Vi era quindi una immedesimazione, un'affiliazione, una fidelizzazione si direbbe in termini di marketing, a prescindere e per il solo fatto che tale partito costituisse appunto una "parte", una quota, una diversificazione nel quadro politico, rispetto agli altri. la storia dell'Italia dei comuni e dei campanili ha però ben insegnato quale sia il concetto di "altri" ove riferito a idee o localizzazioni non omologabili alle nostre. la battaglia politica trovava quindi ampio terreno nella battaglia "partitica", dove la bandiera accomunava e in un certo senso "proteggeva" il singolo combattente contro le asperità della temuta "diversità".
Nulla più di tutto questo, oggi. La Società stessa, il Sistema stesso, l'Economia stessa (con le iniziali maiuscole) tendono per forza a omologare le diversità per tendere nello stesso tempo, ma come finalizzazione principale, al minor dispendio di risorse con il massimo profitto, sia economico che sociale. La politica quindi diventa essa stessa marketing e viene essa stessa gestita dagli esperti del marketing e dell'immagine ed è alle leggi del marketing che dobbiamo ormai fare riferimento quando ci poniamo il problema di rappresentare qualcuno attraverso un'associazione o un partito. Ciò non è positivo inizialmente, in quanto il marketing ha la finalità di "rendere necessario ciò che è oggettivamente superfluo" e quindi basa la sua azione sulla finzione dei bisogni e sulla modificazione dei "desideri" del cliente lavorando su entrambi i fronti finalizzando all'acquisto ed al profitto, ma se proviamo a scambiare i fattori, se proviamo a leggere nelle leggi dell'economia "del desiderio" una sorta di manuale per ottenere dei profitti (certamente etici) dal fare politica, forse riusciamo ad avere delle tecnologie, dei percorsi tecnici, dei modi di agire efficaci (almeno per quanto non lo siano già in economia) con i quali trattare l'argomento politica.
Certamente non dobbiamo traslare il fine economico con quello politico (etico quindi) tout court. Le due finalità hanno derive ben differenti. Il fine economico è il profitto e generalmente è individuale. Il fine della politica è invece un "profitto sociale", ovvero la SpA "POLITICA" deve avere (dovrebbe) un bilancio perlomeno in pari tra entrate e uscite. Dove nelle due voci sono comprese tutte le implicazioni anche immateriali che comporta il vivere insieme. Ma appare chiaro, anche dagli esiti delle ultime e-lezioni, come le frontiere tra le differenti ideologie politiche si siano attutite o come gli elettori abbiano scelto di eliminare le frontiere troppo esposte e troppo lontane dal baricentro politico ed economico. In sostanza, la politica converge inderogabilmente verso finalità comuni alle forze politiche rappresentate oggi nel parlamento, finalità imposte dall'omologazione in un contesto europeo e mondiale, nel quale ognuno è compreso in un disegno del quale si leggono pochi tratti e non del tutto nitidi. Poche velleità di azione, di manovra, poco spazio ad iniziative di parte per differenziarsi. Programmi simili. Ovvio del resto se i problemi sono oggettivamente certi e definiti.
In cosa allora il marketing della politica può aiutarci? Non nella cura dell'immagine e delle leziosità inutili ed esteriori. non nella scelta accurata delle pettinature e degli abiti e delle inquadrature, particolari obsoleti e fuori del tempo per un elettorato ormai in rete h24 ed informato delle più recenti novità in tempo reale. Nella cura del cittadino sì. Nella cura del particolare che non vuol dire clientelismo ma attenzione anche ai minimi sistemi perchè trovino una collocazione nei massimi sistemi. Nell'adozione di strumenti comunicativi e diffusivi 2.0, ovvero blog, siti, rapporti telematici in tempo reale, nell'adozione di un sistema direzionale non piramidale ma "orizzontale", in cui la scelta delle dirigenze sia veramente dovuta ad impegno, capacità e disponibilità e non al pacchetto di tessere da reperire con i soliti e vecchi (che tristezza) sistemi 1.0.
La politica non ha più tempo. Questa politica fatta di sotterfugi ed amicizie paccianesche non ha più storia. Siamo indietro. Siamo un terzo mondo e lo siamo proprio perchè il vecchio marketing ha agito con il sistema del massimo profitto per pochi con il minor dispendio di risorse a favore degli altri. Non è questo il luogo per affrontare tale problema, sviscerato ovunque e ben noto. Ma se lo Stato si ritrova oberato da debiti e interessi da pagare è grazie al marketing 1.0, al rapporto bottegaio-cliente, che fino ad oggi ha contraddistinto le velleità dei furbacchiotti di periferia, vassallati dai "grandi" del potere centrale.
Caro presidente. Ci hai chiesto cosa ci aspettavamo dai CdL. ecco cosa io mi aspetto: un modo di fare 2.0 o 3.0, una release innovativa del modo di far politica. Ma non solo perchè è giusto e corretto ed etico, ma soprattutto perchè questo modo di far politica mi annoia ed è volgare, coatto, povero, meschino, ignorante, degno di chi lo fa. Perchè sarà anche bello far soldi con la politica, ma evidentemente è completa e totale dimostrazione di non essere in grado di sbarcare il lunario altrimenti. Chi ha una grossa azienda tra le mani, non ha tempo per la politica. Chi ha quindi il tempo, lo metta al servizio della collettività, perchè la barca è una ed ha già varie falle e se affonda nessuno se ne salverà, anzi, il primo ad essere gettato in acqua per alleggerirla sarà proprio il capitano o colui che avrà voluto guidarla a modo suo.
Se il CdL è capace di tale innovazione, in qualche modo potrò collaborare. Se è solo una maniera di raccattare voti per far guadagnare qualcuno "lassù", non fa per me. Ti prego di rigirare questa mia, se puoi ovviamente, anche alla MVB, perchè sappia cosa deve fare o sia talmente onesta da disilluderci se non è così.
Danilo Verticelli
sabato 3 maggio 2008
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