Non è il solito discorsino di circostanza fatto da chi fa politica di professione o da chi è abituato a 'inciuciare' con sistemi di potere troppo entranti anche nella vita personale di ciascuno di noi. Cambiare significa poter dire apertamente che non siamo conformi al potere consolidato e arroccato da oltre 50 anni, cambiare significa affermare direttamente il proprio dissenso e proporre una valida alternativa. Ma per fare questo è necessaria la presenza, la collaborazione e il senso di responsabilità della gente. I Circoli della Libertà nascono proprio per questo, per costruire dalla base le basi. E' un gioco di parole che ribadisce la necessità di partire dalla gente per imparare a fare politica, diffondendo però convinzione e partecipazione. Imparare a far politica per chi partecipa sostenendo e scegliendo con il voto, imparare per chi rappresenta e interpreta a pieno i bisogni dei cittadini, non più intesi come puro bacino di voti.
Vantarsi di vincere facilmente, di avere inteso il Verbo, di non avere bisogno neppure di intendere il dissenso: ecco il limite fondamentale della politica di oggi. Sembra che chi sta a Roma così come a Firenze o a Livorno nei posti di potere e di governo faccia a gara a parlarsi addosso e a sentire l'eco delle proprie parole perdersi nel nulla. Sembra, e forse non vogliamo crederlo fino in fondo, che questa distanza creatasi negli ultimi anni tra i cittadini ed i loro rappresentanti faccia comodo e comodità proprio a questi ultimi che si sentono incorreggibili e talora intoccabili.
I Circoli della Libertà hanno innescato un terremoto: lo vediamo dalle reazioni al solito irate ed ironiche dei partiti di sinistra, così come di taluni esponenti del centro destra.
Adottando, purtroppo, analisi superficiali e galleggianti sulle solite e quasi archeologiche campagne anti berlusconiane, si cerca di smorzare un movimento inarrestabile che travolgerà ogni "comodità" e che restituirà finalmente dignità al sacro dovere di chi rappresenta il popolo.
Siamo chiamati a scegliere e a farci scegliere democraticamente. Non esitiamo più e siamo liberi di cambiare davvero.
sabato 29 dicembre 2007
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